“Ciò che inferno non è”: la presentazione del nuovo romanzo di D’Avenia

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Venerdì 17 aprile, alle 17.30 al Palacultura, Alessandro D’Avenia presenta il suo nuovo romanzo Ciò che inferno non è (Mondadori). L’ingresso sarà libero fino a esaurimento posti.
D’Avenia, studente nel liceo dove Padre Puglisi insegnava, ha raccolto la sfida che la vita gli aveva lanciato: raccontare quegli anni terribili con gli occhi vergini di un giovane ragazzo.

Il ritratto di una città contraddittoria e meravigliosa, di luce e lutto, di una società soffocata dall’omertà ma capace di impareggiabili testimonianze di coraggio.

“Togli l’amore e avrai l’inferno” mi dicevi, don Pino.
“Metti l’amore avrai ciò che inferno non è.”

“Don Pino sorride. Un sorriso strano, lanciato da lontano, come dal profondo del mare quando la superficie è in tempesta. Mi ricordo ancora la prima ora con don Pino. Si era presentato con una scatola di cartone. L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto che cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi lui stesso era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. «Non c’è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole.» Ed era vero. Uno che rompe le scatole in cui ti ingabbiano, le scatole dei luoghi comuni, le scatole delle parole vuote, le scatole che separano un uomo da un altro uomo simulando muri spessi come quelli di una canzone dei Pink Floyd.”

foto D'Avenia23 maggio 1992, la scuola sta per finire: un gruppo di liceali palermitani sta festeggiando in piscina, quando dalla tv giungono le immagini della strage di Capaci.
Federico è uno di quei ragazzi. Porta il nome di un sovrano antico, e come lui ama la letteratura e la sua terra. Mesi dopo, alla fine di un nuovo anno scolastico, proprio mentre si prepara ad andare a Oxford per un mese di studio, Federico incontra “3P”, il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome intero è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l’invito ad andare a Brancaccio a dargli una mano con i bambini del centro Padre Nostro, che don Pino ha inaugurato per strapparli ai “padrini” del quartiere, parodia violenta della paternità.
Quando Federico attraversa il passaggio a livello che porta a Brancaccio, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita, quella vera. Quella sera tornerà a casa senza bici – gliela rubano –, con il labbro spaccato da un pugno e con la sensazione di dover ricominciare da capo: dal buio dei vicoli controllati da uomini senza scrupoli come il Cacciatore, ‘U turco, Nuccio; dalle vite spesso disperate, sempre durissime, ma talora felici di Francesco, Maria, Dario, Serena e tanti altri; ma anche da Lucia, ragazza dagli occhi pieni di coraggio e limpidezza… Fino al 15 settembre 1993: il giorno del cinquantaseiesimo compleanno di padre Pino, lo stesso in cui viene ucciso. Il giorno in cui la bellezza e la speranza per Palermo restano affidate alle sue mani di ragazzo, chiamato a cercare e difendere ciò che, in mezzo all’inferno, inferno non è.

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