Ventidue anni di botte dal marito-nemico, poi lo denuncia. Campagne anti violenza e talk show non servono a nulla?

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Quante volte ci siamo indignati di fronte alla tv, nel sentire storie di  donne vittime di violenza. Storie di ragazze, mogli, madri che purtroppo non ce l’hanno fatta a sopravvivere alla prepotenza divenuta aggressione, alla sopraffazione senza freni di chi diceva di amarle, ma che si è rivelato solo un violento criminale, un assassino senza scrupoli.

Quante volte ci hanno detto di denunciare, di non subire i soprusi del fidanzato, del marito o dell’ex che non si rassegna e  ci perseguita ancora. Quante volte ci hanno bombardato con notizie e dati  sulla violenza che spesso nasce e cresce tra le mura domestiche, forte di quel silenzio che diventa un patto “necessario” tra la vittima e il suo aggressore: stai zitta o ti ammazzo. E lei per paura sta zitta, tace per stare tranquilla, per non essere ammazzata, fino alla prossima volta in cui verrà massacrata di botte.

Eppure, nonostante l’informazione attraverso i media sia da anni costante e puntuale e le associazioni in difesa delle donne si impegnino quotidianamente nel portare avanti la loro battaglia contro la violenza e a tutela delle vittime, la cronaca quasi quotidianamente ci ricorda che la strada da fare è ancora tanta.

La storia di oggi, segnalata dalla Polizia, è quella di una donna che per ben 22 anni ha preso botte, subito insulti, violenze fisiche e psicologiche da parte del marito. Lui sempre ubriaco, tornava a casa ed ogni scusa era buona per metterle le mani addosso. Un inferno inimmaginabile, considerato anche quanto è durato.

La fine dell’incubo sembrava essere arrivata un anno fa, quando la donna decise di chiedere la separazione per mettere finalmente un punto ad una vita fatta di abusi e maltrattamenti.

Ma non era così, anche da separati, l’uomo continuava a perseguitarla e a molestarla, fino a quando la donna ha trovato il coraggio di affidarsi alle Forze dell’Ordine ed è andata a denunciare il suo “carnefice”. Per il marito è scattato l’arresto, è stato ristretto ai domiciliari, in un’abitazione diversa da quella di famiglia.

La liberazione è davvero arrivata. Ora la speranza è che la legge non sia troppo tenera, come in molti casi in Italia è stata, perchè non ce la facciamo più a sopportare,  partecipare a convegni, a celebrare Giornate mondiali contro la violenza e di sentire o raccontare l’ennesima vicenda di abusi.

La donna della storia che oggi vi abbiamo raccontato si è liberata dal marito- nemico dopo 22 anni. Ce l’ha fatta a resistere e soprattutto ad alzare la testa e denunciarlo. Forse troppo tardi. Chi le restituirà quella vita che per paura o per semplice vocazione alla sottomissione ha rinunciato a vivere? Molto semplice. Nessuno.

Marika Micalizzi 

 

 

 

 

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  1. Ma stiamo parlando di 22 anni di botte o di 2 giorni? Come si fa a sopportare un individuo che ti picchia per 22 anni? Penso ci sia sottosotto una forma di masochismo altrimenti non si sa bene come spiegare una sopportazione di violenza simile. f

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