Stretti… ma risarciti. La Corte Europea potrebbe riscattare, tra altre, anche le condizioni dei detenuti del carcere di Gazzi

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carcereLa Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per il trattamento inumano e degradante di 7 detenuti del carcere di Busto Arsizio e Piacenza. Motivo? Vivevano in celle di meno di 3mq. Pertanto, la Corte ha condannato l’Italia a risarcire i 7 detenuti di 100.000 euro per danni morali. Una sentenza, questa, che potrebbe fare scuola in molte carceri d’Italia specie in quello di Gazzi a Messina, una tra le strutture più affollate del Paese. Già lo scorso anno, in aprile, l’allora  sindaco, Giuseppe Buzzanca, scriveva una lettera al Ministro Paola Severino, denunciando l’invivibilità e la mancanza di tutela dei diritti umani dei reclusi, che superavano in gran numero la regolare capienza della struttura carceraria. Lo scorso Novembre, poi, il sit-in delle Organizzazioni sindacali davanti al carcere di Gazzi, per protestare contro l’insufficienza del personale addetto alle funzioni del penitenziario, che si ritrovava, in numero ridotto, a dover gestire l’intera Casa Circondariale. Il sovraffollamento delle carceri  (aggravatosi ancor di più negli ultimi anni a causa dei provvedimenti adottati dall’Amministrazione Penitenziaria, avallati dal Provveditorato Regionale di Palermo) ha comportato un aumento del carico dei poliziotti in servizio, la cui gestione non poteva essere adeguatamente sostenuta senza un incremento del numero delle unità penitenziarie. Queste ultime, in numero insufficiente, dovevano svolgere tutti i compiti previsti dalla Legge, facendosi carico di lavoro in eccesso e affrontando turni consecutivi anche di 16 ore. Tali condizioni precarie mettono a rischio la stessa sicurezza — confermava la polizia penitenziaria —, soprattutto durante il turno notturno, in cui poche unità devono vigilare su 350 detenuti a discapito di una capienza regolamentare di circa 170 posti. Alla luce di ciò, sembra che la casa circondariale abbia tutte le “carte in regola” per diventare oggetto di condanna da parte della Corte Europea.

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