Stato di totale abbandono al Gran Camposanto: la crisi tocca anche i defunti

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Gran camposanto di MessinaIl degrado avanza e non risparmia neanche i morti , o meglio il luogo in cui riposano. Accade a Messina dove i cittadini ormai abituati a una condizione di diffusi disagi passano in mezzo alle rovine di una città che fu grande ma che ora è in “avanzato stato di decomposizione”. L’abbandono procede senza sosta e a farne le spese sono i cittadini e anche ciò che di bello e artistico è rimasto come patrimonio storico della città. Perché ci ricordiamo e ci ricordano sempre che il grande terremoto del 1908 si è portato via la storica Messina;  la crisi che imperversa in questi ultimi tempi, con annessa disoccupazione, licenziamenti, mancata percezione degli stipendi sta facendo il resto. Insieme alla città muore anche il Grande Cimitero Monumentale, uno dei più grandi e importanti in tutta Italia. L’architettura liberty e neoclassica, la rigogliosa vegetazione sono messe in secondo piano dall’immondizia e dall’incuria che ne occultano la bellezza. Il nostro cimitero, un vero e proprio parco urbano, è invaso dalle foglie, dalla sporcizia. Ricordate gli uomini e le donne che tenevano puliti gli edifici in cui si trovano le tombe, quelli a cui si lasciava qualche spicciolo per il loro servizio? Una realtà quasi totalmente scomparsa. Così chi va a trovare i propri defunti viene assalito dal fetore di fiori, polvere, foglie marce e deve fare attenzione a non scivolare nella fanghiglia presente dentro e fuori i fabbricati. Non si prova più un senso di pace ma di rabbia e sconforto. Scomparse anche le scope messe a disposizione dei congiunti del defunto che desiderano mantenere pulito lo spazio circostante il loculo. E una MessinAmbiente, ormai sul lastrico, non può che garantire un servizio minimo che non è neanche lontanamente sufficiente a tenere in registro uno spazio così grande. Chi non lo ha mai visto prima, il nostro Cimitero, viene investito dalla sua struggente bellezza ma lo stupore cede subito il passo al disgusto, dettato dall’abbandono. E noi lì a sentire: «Bellissimo… però è tenuto proprio male!».

Giusy Gerace

 

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