Rapimento Quattrocchi: 3 condanne nel “doppio processo”

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Lieve attenuazione della pena per i 3 imputati di un processo che ha registrato ben due sentenze di primo grado. Si tratta di quello scaturito dal misterioso rapimento di Leonardo Quattrocchi, pensionato di Barcellona rapito il 13 ottobre 2009.

La Corte d’Assise di Messina ha condannando a 16 anni colui che è stato ritenuto la “mente” del crimine: l’imprenditore edile Nicola Ruggeri, di San Filippo del Mela; a 7 anni e 6 mesi la convivente di Ruggeri, la romena Alina Maria Neagu; a 6 anni il romeno Ioan Pohoat, fratello di Alina Maria Neagu. Confermata l’assoluzione decisa nel gennaio 2013 per Melin Pino, di Venetico, al tempo fidanzata di Pohoat, e perSalvatore Urso, di Ragusa ma residente a Barcellona, impiegato all’Agenzia delle Entrate della città del Longano, amico fraterno del rapito.
E’ la seconda sentenza di primo grado, quella decisa dalla Corte d’Assise per gli imputati. Il 12 gennaio 2013, infatti, il Tribunale di Barcellona aveva inflitto 18 anni a Ruggeri, 11 anni alla convivente, neagu, e 7 anni a Pohoat.

Motivo della doppia sentenza è stato il difetto di competenza del Tribunale collegiale, riscontrato in sede d’Appello: quelle prime condanne furono dunque annullate, da qui la riformulazione dell’accusa in Corte d’Assise.
Oltre 2 anni e mezzo dopo, dunque, è giunta la nuova sentenza per i tre imputati.
Leonardo Quattrocchi fu sequestrato il 13 ottobre del 2009. Si trovava all’interno di un bar di Barcellona, quando fu prelevato e caricato a bordo di un’auto. Ad agire sarebbero stati Ruggeri e Pohoat. Riuscì a fuggire- disse la vittima – dopo 17 giorni, trascorsi prima in una casa di Saponara, poi trasferito in una a Venetico Marina. Ad accudirlo nella sua prigionia – raccontò Quattrocchi ai carabinieri – due donne: Melin Pino ed un’altra, inizialmente indagata, ma la cui posizione fu poi archiviata.
L’impiegato dell’Agenzia delle Entrate, Salvatore Urso, inizialmente era stato accusato di avere svolto un ruolo mediatore: avrebbe avuto il compito di “tenere buona” la famiglia del rapito, per impedire che facesse denuncia di scomparsa, rassicurando la moglie della vittima e chiedendo alla stessa stessi abiti e biancheria utili a Quattrocchi durante il sequestro. Accusa caduta nel corso del processo.

Un sequestro anomalo – fu ritenuto- visto che, secondo il racconto del rapito, pochi giorni dopo, il 18 ottobre, dopo averlo pestato, Ruggeri e Pohoat lo costrinsero a recarsi con loro a Milano, nella filiale di un Istituto di Credito. Lì, i tre si informarono sulla transazione di alcuni milioni di euro che dalla Svizzera dovevano transitare su un conto nella disponibilità del sequestrato. Appresero, però, che la disponibilità della somma era prevista non prima di 4-5 giorni. Tornarono in Sicilia- sempre a detta della vittima – e Quattrocchi venne ancora rinchiuso, in una casa di Venetico Marina. Riuscì a fuggire per una distrazione del suo carceriere romeno- disse ai carabinieri- il 31 ottobre 2009.
Le indagini degli investigatori dell’Arma, però, non accertarono l’esistenza della somma che dalla Svizzera doveva transitare sul conto di Quattrocchi.

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