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Ore 16,40: Francantonio Genovese entra in carcere per la seconda volta

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genoveseEra il 15 maggio 2014 quando Francantonio Genovese oltrepassò per la prima volta i cancelli del carcere di Gazzi. Ne uscì, per essere confinato agli arresti domiciliari, sei giorni dopo. E’ il 15 gennaio 2015 quando li oltrepassa per la seconda volta, così come ha deciso la Corte di Cassazione, confermando la decisione del tribunale del Riesame che già lo scorso agosto aveva rideterminato, su ricorso della procura avverso la decisione del gip De Marco, il carcere per l’ex parlamentare messinese finito nella “polvere” dopo i trionfi politici.
Questo pomeriggio,alle 16,40, anticipando di un giorno i tempi di “consegna”, l’ex sindaco di Messina, “l’eccellenza” dell’inchiesta Corsi d’Oro, sulla Formazione, ha raggiunto il carcere cittadino. Stavolta vi è giunto non su auto privata, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Nino Favazzo- coma la scorsa volta- ma su un’auto civetta della Guardia di Finanza. Stavolta ha raggiunto da detenuto la prigione. E da detenuto sedeva dietro, tra due finanzieri.
Inutili i flash dei fotografi, dei giornalisti, le telecamere di chi, per ore, ha atteso l’arrivo in carcere dell’ex segretario regionale del Pd; i vetri oscurati dell’auto civetta hanno impedito di cogliere la minima espressione dell’uomo del momento.
L’uomo che rimane al centro di un’inchiesta che ha scosso le fondamenta del mondo della formazione professionale in Sicilia. L’uomo che ha perso strada facendo “pezzi” importanti della sua ascesa politica. Gli stessi che al suo seguito avevano scalato vette importanti di quella montagna chiamata Pd. Gli stessi che hanno fatto 10 passi indietro quando si attendeva ancora la decisione della Giunta per le autorizzazione a procedere della Camera, chiamata a decidere sulla richiesta a procedere all’arresto del parlamentare Francantonio Genovese, avanzata il 19 marzo 2014. Arrivò quasi due mesi dopo l’ok al carcere per lui, indagato per associazione per delinquere truffa e frode fiscale dalla procura di Messina.
19 marzo-15 maggio 2014, 27 giorni utili a far capire all’uomo di punta del PD siciliano che la politica non fa amici, solo compagni di corsa, che scompaiono quando la corsa procura affanno.
27 giorni utili per comprendere che la politica non fa scudo se finisci in una pentola che ribolle, e l’inchiesta sulla Formazione siciliana era troppo “bollente”.

Francantonio Genovese si trovava agli arresti domiciliari dal 21 maggio 2014. Si era costituito nel carcere di Messina sei giorni prima, subito dopo che la Camera dei deputati aveva detto sì al suo arresto. Dopo l’interrogatorio di garanzia, il Gip di Messina aveva ritenuto che “pur permanendo il concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose, allo stesso tempo erano attenuate le esigenze cautelari, tenuto conto anche dell’atteggiamento dell’indagato il quale, pur avendo avuto la concreta possibilità di sottrarsi all’esecuzione della misura, durante l’esame dinanzi alla Camera dei deputati, si era spontaneamente costituito”. Una decisione, quella del gip, che il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso presentato dalla Procura di Messina, aveva ribaltato 3 mesi dopo, disponendo la misura della custodia cautelare in carcere in sostituzione degli arresti domiciliari. L’ordinanza non era esecutiva fino al momento in cui non si fosse espressa la Cassazione, per termini o sentenza.
La Suprema Corte si è espressa ieri, disponendo il suo ritorno in carcere.

Il 25 febbraio prossimo, per Genovese ed altri 22 imputati del secondo troncone dell’inchiesta Corsi d’oro si apre il processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Messina.

Patrizia Vita

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