Nel ricordo del “Signore” del giornalismo messinese: Carmelo Garofalo

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carmelo garofaloCarmelo Garofalo se n’è andato da giornalista. Come ha sempre vissuto. Con quell’ansia di sapere, conoscere quello che accade attorno a lui, ma anche lontano da lui. In pratica quello che succede nel mondo. Per raccontarlo a suo modo. Quel modo elegante, attento. Attento alla lingua italiana ( come ormai non è più d’ uso), attento a chi legge, per carpirne l’interesse, per non urtarne la sensibilità . Carmelo Garofalo, classe 1918, il decano dei giornalisti messinesi, è morto questa mattina alla clinica Salus, dove era ricoverato da qualche tempo. E’ morto mentre Rosalba, la figlia maggiore, come ogni mattina, leggeva per lui i quotidiani di ogni parte d’Italia. Voleva sapere, lui, giornalista sino alle ossa, quello che non poteva più leggere da solo. C’era anche Maria Pia, la figlia minore, accanto a quel padre ultranovantenne che, per una strana legge della Natura, invecchiava nel corpo ma mai nella mente. Dinamico come un trentenne, sempre in prima linea, Carmelo Garofalo stupiva chi lo conosceva per il temperamento e la “voglia” di fare, smuovere. Sempre. Anzi, “da sempre”, visto che Carmelo ha solo 12 anni quando inizia a collaborare come cronista sportivo al quotidiano “La Gazzetta di Messina”. Poi la laurea in Lettere e, a 23 anni, nel 1941, diventa Giornalista professionista, titolo che gli consente, in breve tempo, di ottenere la carica di Vice Direttore dei quotidiani “Il Giornale dell’Isola” e l’”Eco del Mattino”. Successivamente è Capocronista della “Gazzetta del Sud”, quindi Direttore del giornale l’“Eco del Sud” e dell’emittente televisiva “TELENEWS”. Non potevano mancare, nella sua carriera, le collaborazioni con testate nazionali. Come quella, storica, con “Il Resto del Carlino”. E’ stato anche docente di Letteratura Italiana all’Università di Messina, Direttore dell’Istituto Superiore di Giornalismo dell’Università di Palermo. A lui anche il merito di aver dato nuovi stimoli agli “anziani” messinesi con l’Università della Terza Età. Questo il “giornalista” Carmelo Garofalo. Adesso voglio raccontare l’uomo. Racconterò del padre attento, ma severo, di Rosalba e Maria Pia. Loro che ancora oggi, mogli e madri, ne temevano lo sguardo di rimprovero, ma sapevano anche quanto amore ci fosse in quello sguardo. Carmelo Garofalo l’ho conosciuto bambina. Avevo 10 anni quando vidi quel “signore” la prima volta. Era il padre della mia amica Pia. Era alto poco più di noi, le bambine, ma era “alto” dentro il “Signor Garofalo”. Ricordo che parlava di “articoli, notizie, scoop”, ed io, attenta, cercavo di carpirne il significato da “redazione”. Ricordo che fu lui il primo a cui dissi che volevo, da grande, diventare giornalista. Entusiasta, mi disse che era il “mestiere” più bello del mondo. Mi disse anche che, però, ci voleva passione, quella vera, per fare cronaca. Quella passione che ti fa stare sveglio anche tutta la notte, per avere la notizia giusta, magari quella che gli altri non hanno ancora. Sveglio per scrivere un articolo; sveglio per “fare informazione”. Quella giusta e vera. Lui è stato sveglio dai 12 ai 94 anni: 82 anni dedicati ad una professione che ancora oggi, nonostante leggi che la mortificano, affascina e trascina.

Grazie “Signor Garofalo”, sono felice di averla incontrata.  

 

Patrizia Vita 

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