Michele Galluccio, nuovo presidente Corte d’Appello di Messina: “Da noi la Giustizia viaggia su un binario unico”

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Diretto, essenziale, il neo presidente della Corte d’Appello, Michele Galluccio, si è presentato oggi a colleghi, avvocati e componenti della ‘macchina giustizia’, con l’impeto di un magistrato d’attacco.  Uno che arriva dalla ‘frontiera’: Barcellona Pozzo di Gotto, dove ha presieduto il Tribunale dall’aprile 2011. Con una nomina del CSM giunta sul filo di lana lo scorso 26 marzo, Michele Galluccio, 62 anni, ha superato di un solo voto il “rivale” Luciano Gerardis, presidente del Tribunale di Reggio Calabria, anche lui candidato al vertice della Corte d’Appello di Messina.

Galluccio, in passato consigliere dello stesso organo collegiale, torna in un momento difficile, quello in cui viene paventata la soppressione della Corte d’appello messinese, nell’ottica di una riorganizzazione complessiva della macchina giudiziaria.
Un tema che il neo presidente non poteva omettere nel suo discorso di insediamento. Rivolgendosi ai magistrati, specie i giovani, agli avvocati, al personale amministrativo, li ha invitati ad unirsi in alleanze per far fronte al disegno del governo, sollecitando “un progetto comune che coinvolga tutti”. Ai giovani magistrati, in particolare, affida il compito di varcare la nuova frontiera del processo telematico.

Poi ha “chiesto scusa” alla cittadinanza per i ritardi della Giustizia.
“La giustizia tarda è una giustizia negata, ma la sua lentezza- ha aggiunto- non dipende dai magistrati ma dal sistema. Occorre una riforma dell’ordinamento, specie al sud. Da noi, come nel divario nord-sud nei trasporti, la Giustizia non conosce l’alta velocità, il doppio binario, e viaggia su un binario unico, quando non è morto”.

Ed ancora: “C’è comunanza tra magistrati e avvocati. Dove c’è un’avvocatura rispettata, c’è democrazia, c’è la garanzia di libertà. Oggi più che mai serve una sinergia per le svolte epocali che ci aspettano. Svolte come le riforme ordinamentali, la soppressione della Corte d’appello, l’annoso problema del palazzo di giustizia. Solo uniti potremo far sentire la nostra voce”.

Non manca un omaggio alle forze dell’Ordine: “Hanno un patrimonio inestimabile: la fiducia dei cittadini. E questo grazie ai caduti nell’adempimento del proprio dovere”.

“Non faremo mai mancare impegno e sacrificio – ha proseguito – ma nulla potremo senza le auspicate riforme ordinamentali, a partire dalla depenalizzazione di tanti piccoli reati che non rispondono più al comune sentire. Bisogna passare dalle riforme annunciate a quelle vere”.

L’ultimo ‘passaggio’ del suo discorso, Galluccio lo ha rivolto a tutte le vittime di mafia: “Giudici, forze dell’Ordine, avvocati, giornalisti, religiosi, imprenditori. “Per superare i tempi bui che viviamo – ha concluso- occorrono adempimento del dovere e amore per la verità”.

Patrizia Vita

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