Arrestata Emilia Barrile

Messina. Tutti i nomi e i dettagli dell’operazione “Terzo livello”

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Messina. Nomi noti alla scena politica e imprenditoriale peloritana quelli coinvolti nella maxi operazione della DIA denominata “Terzo livello” che ha visto scattare 13 misure cautelari, ad altrettanti soggetti, accusati di aver gestito la “cosa pubblica” con fini privati. Coinvolte direttamente anche tre imprese e sequestrati beni per un valore di oltre 35 milioni di euro.

Raggiunti da misure cautelari l’imprenditore della grande distribuzione Tony Fiorino, il Direttore Generale di Atm Daniele De Almagro, l’ex consigliere provinciale Udc Francesco Clemente, il costruttore milazzese Vincenzo Pergolizzi e il commercialista Marco Ardizzone.

L’operazione “Terzo Livello”, scattata alle prime ore di oggi 2 agosto, prende il nome dai ruoli rivestiti da alcuni degli indagati in seno all’amministrazione comunale di Messina, come l’ex presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile agli arresti domiciliari, ed alle società partecipate del medesimo Comune che erogano servizi pubblici.

Le indagini condotte sotto il coordinamento e la direzione della Procura della Repubblica-DDA di Messina, diretta dal Procuratore Capo dott. Maurizio De Lucia,  si è sviluppata fondamentalmente lungo due filoni investigativi.

Un primo ambito di indagine ha disvelato e colpito un sodalizio criminale che, costituendo una articolata rete di rapporti clientelari/affaristici/amicali, era dedito alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione oltre ad una serie di reati strumentali.

In questo ambito primeggia, quale figura carismatica e trainante, un esponente di spicco della politica messinese degli ultimi anni, Emilia Barrile, all’epoca dei fatti Presidente del Consiglio Comunale e nel corso delle ultime elezioni candidata a Sindaco non eletta, ma comunque la più votata tra i candidati delle ultime due tornate elettorali.

La Barrile, con il costante supporto del suo consigliere Marco Ardizzone – soggetto gravato da importanti precedenti giudiziari e di polizia, e nei primi anni ’90 vicino al locale gruppo criminale dei “Mancuso”, egemone nel rione Gravitelli di Messina –  avvalendosi dell’incarico politico allora ricoperto, interveniva con metodicità presso i competenti Uffici comunali o le Aziende partecipate perché alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine, finalizzando tale condotta ad acquisire consenso anche in prospettiva elettorale, soprattutto attraverso poi la “distribuzione” o la promessa di posti di lavoro presso le imprese dei richiedenti il suo intervento.

La Barrile si prodigava a risolvere problematiche burocratiche, estranee al suo mandato ma pur sempre abusando della sua influenza politica nell’apparato amministrativo della città, in favore di potenziali portatori di pacchetti di voti.

Dall’indagini, inoltre, emerge come l’ex presidente del Consiglio comunale ricoprisse la figura di dominus di fatto in due cooperative locali operanti nel settore della ristorazione e delle pulizie – la “Peloritana Servizi”, impegnata nella controversa gestione dei punti ristoro e dei parcheggi dello stadio San Filippo di Messina, e la “Universo e Ambiente”, affidataria del servizio di pulizie dell’AMAM a seguito di una presunta illecita assegnazione – e alle cui dipendenze è stato assunto, con un ruolo di fatto significativo, Carmelo Pullia elemento di spicco della locale criminalità organizzata gravato da vicende giudiziarie per gravi reati, organico al locale clan “Mancuso” e recentemente posto in libertà dopo una detenzione ventennale.

Tali cooperative, anche grazie ad un’ingegnosa alternanza tra periodi di lavoro e periodi di disoccupazione gestiti abilmente mediante patronati anche questi di fatto a lei asserviti, venivano utilizzati anch’essi come strumento per elargire occupazioni e posti di lavoro, con il fine ultimo di acquisire diffuso “consenso popolare”.

Un secondo contesto investigativo, invece, riguarda la frenetica attività di Vincenzo Pergolizzi –  soggetto contiguo alla criminalità organizzata operante a Barcellona P.G. (ME), Messina e Catania, ai tempi dell’attività sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno nel Comune di Milazzo – che attraverso la complicità di familiari e persone di fiducia, ha posto in essere condotte al fine di sottrarre, a possibili procedure di prevenzione nei suoi confronti, il rilevante patrimonio immobiliare delle società a lui riferibili, e al contempo rallentare il recupero coattivo del credito erariale da cui le stesse sono gravate, quasi un milione di euro accertato dovuto all’erario. Con tali intenti, oltre a numerose “trasformazioni” societarie per mezzo dei propri familiari, Pergolizzi ha artatamente inscenato fittizie controversie lavorative con dipendenti di fiducia, al fine di svuotare fraudolentemente le proprie società di beni e capitali.

A seguito della articolata indagine brevemente illustrata, avallando le risultanze investigative prodotte dalla P.G operante e accogliendo sostanzialmente le richieste cautelari avanza dalla locale Procura-DDA, sono state disposte ed eseguite 13 misure cautelari personali.

Custodia cautelare in carcere nei confronti di:

  1. Vincenzo Pergolizzi, classe ‘53;

Arresti domiciliari nei confronti di:

  1. Emilia Barrile, classe ‘70;
  2. Marco Ardizzone, classe ‘72;
  3. Francesco Clemente, classe ‘67;
  4. Stefania Pergolizzi, classe ‘78;
  5. Sonia Pergolizzi, classe ‘80;
  6. Carmelo Cordaro, classe ‘60;
  7. Michele Adige, classe ‘80;
  8. Vincenza Merlino, classe ‘64;
  9. Carmelo Pullia, classe ‘68;
  10. Giovanni Luciano, classe ‘65;

Sospensione dal pubblico ufficio, in atto ricoperto come Direttore Generale di ATM, per la durata di sei mesi nei confronti di:

  1. Daniele De Almagro, classe ‘65;

Divieto temporaneo, per la durata di sei mesi, di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici apicali in seno ad imprese e persone giuridiche nei confronti di:

  1. Antonio Fiorino, classe ‘66.

Gli odierni destinatari delle misure cautelari sopra indicate, unitamente ad altri 7 indagati a piede libero, sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di cui agli artt 8I cpv., 110 c.p., 319 c.p. (corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio), 319 quater c.p. (induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso), 321 c.p. (corruzione); 2 e 7 della l. n. 895/1967 (detenzione illegale di armi); 615ter, comma secondo, c.p. (accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico); 353 c.p. (turbata libertà degli incanti); art. 416 c.p. (associazione per deliquere); 512 bis c.p. (già 12 quinquies del d.l.n.306/1992 – intestazione fittizia di beni); art. 11 del d.lgs. n. 74/2000 (sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte).

Le misure cautelari reali, frutto di approfondimenti investigativi di natura finanziaria-patrimoniale, hanno colpito gli interi capitali sociali e compendi aziendali della “PER.EDIL SRL”, della “CO.STE.SON. srl” e della “ER.GI. COSTRUZIONI srl”, oltre ben 11 cespiti immobiliari rientranti nel patrimonio personale di uno dei soggetti oggi colpiti anche dalla misura cautelare personale, per un valore complessivo stimato prudenzialmente in euro 35 milioni.

Oltre a coinvolgere i 13 soggetti destinatari di misure cautelari, risultano anche indagate – a piede libero – anche altre 7 persone, fra cui l’ex presidente di AMAM, Leonardo Termini e gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza impegnata allo stadio.

A carico di tutti i soggetti coinvolti le accuse di: corruzione, turbata libertà degli incanti, associazione a delinquere, intestazione fittizia di beni, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso, detenzione illegale di armi, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

L’operazione “Terzo livello” è stata condotta dalla DIA di Messina in sinergia con il Centro Operativo di Catania, supportati dai Centri e Sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro ed Agrigento.

Fonte: Procura della Repubblica Presso il Tribunale di  Messina – Direzione Distrettuale Antimafia 

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