L’ombra di Messina Denaro dietro l’imprenditore Santalucia, cui la Dia ha confiscato beni

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La DIA di Messina, con il supporto del Centro Operativo di Catania, ha eseguito un decreto di confisca dei beni, emesso da Tribunale di Messina,
del patrimonio riconducibile a Salvatore Santalucia, di Roccella Valdemone, noto imprenditore ritenuto, nell’ambito di diverse inchieste giudiziarie, trait d’union tra le organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania, per il controllo delle attività imprenditoriali di movimento terra, produzione di conglomerato cementizio e produzione di energia da fonti rinnovabili. Il patrimonio mobiliare ed immobiliare sottoposto a confisca, comprensivo anche di una serie di imprese, era già stato oggetto di sequestro da parte della DIA. con tre distinti provvedimenti eseguiti tra il dicembre 2015 e il marzo 2016.

Santalucia – a detta degli inquirenti- è noto negli ambienti criminali con l’alias “Turi Piu”, è implicato in varie operazioni di Polizia, e dagli atti di indagine dei procedimenti nei quali è coinvolto risulta strettamente legato alle note famiglie mafiose “Santapaola” di Catania – tramite esponenti di vertice del clan “Brunetto” attivo nel versante jonico della provincia etnea – e a quella barcellonese, come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano.
L’imprenditore, in merito alle attività criminali finalizzate al controllo degli appalti, è stato indicato quale “referente” per la zona di Roccella Valdemone.

L’attività di Santalucia – sostiene l’accusa – ha registrato, nel tempo, un’anomala crescita esponenziale, tanto da guadagnarsi, nel periodo 2003/2010, la partnership con la società Eolo Costruzioni S.r.l., impresa del Gruppo Nicastri – riconducibile a Vito Nicastri, di Alcamo – leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici.

A quest’ultimo, oggetto di investigazioni da parte della Dia di Messina e Palermo perché ritenuto in strettissimi rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro, è stato confiscato un patrimonio economico per oltre 1,5 miliardi di euro. Il complesso di beni, nello specifico, ha interessato: 4 aziende attive nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, del movimento terra, della produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili; 326 terreni, ubicati nei comuni di Roccella Valdemone, Gaggi e Castiglione di Sicilia, per l’estensione complessiva di circa 220 ettari; n. 23 fabbricati; n. 26 veicoli e vari rapporti finanziari del valore complessivo pari a 28,5 milioni di euro.

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