Infiltrazioni d’acqua e danni strutturali a un edificio: il Comune condannato a pagare oltre 500mila euro

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Una sentenza emessa dal Tribunale Civile condanna il Comune di Messina al risarcimento, per un importo di oltre 460mila euro, più Iva, oltre alle spese legali di circa 46mila euro, in favore di alcuni cittadini.

Si tratta di una vecchia causa scaturita dalla mancata esecuzione di opere in un edificio del centro città, l’isolato n.339 di Via Cavalieri della Stella. Alcuni proprietari, già negli anni ’90, lamentarono che nei cantinati sottostanti le loro abitazioni, a causa di infiltrazioni d’acqua, ebbero gravi danni strutturali.
Sostennero che: ” da diversi anni i cantinati dell’isolato n.339 e quelli adiacenti sono invasi dalle acque per un’altezza di oltre 50 centimetri, infiltratesi dal sottosuolo e dalle pareti interrate. Le cause delle suddette infiltrazioni sono certamente da mettere in correlazione con alcuni lavori ed opere eseguiti dal Comune di Messina che hanno alterato l’assetto idrogeologico del sottosuolo, creando uno sbarramento al libero deflusso delle acque di un torrente sotterraneo, denominato Portalegna, che servivano in tempi remoti ad alimentare un pozzo pubblico (Pozzo Leone) e sfociavano nel mare, e innalzando il livello della relativa falda.

Con distinti ricorsi, i vari proprietari si rivolsero al Tribunale per denunciare che causa di tutto erano  stati determinati interventi di cementificazione e manutenzione su edifici pubblici, eseguiti dal Comune, ed il mancato intervento di convogliamento delle acque nel sottosuolo per consentire il regolare deflusso delle stesse acque. Chiesero dunque un accertamento tecnico per verificare l’origine dei danni e individuare i possibili rimedi, ordinando in via d’urgenza al Comune di eseguire i lavori necessari ad eliminare la precaria situazione venutasi a creare, certamente pericolosa, con riferimento all’equilibrio statico dei fabbricati, letteralmente immersi nell’acqua.

Le perizie d’ufficio stabilirono l’effettiva responsabilità del Comune, ma
il Tribunale, tuttavia, ritenne i ricorsi inammissibili per difetto di giurisdizione.

Palazzo Zanca, dal canto suo, non rimase inoffensivo, e nel 2003 inviò ai ricorrenti una nota protocollata con la quale, pur confermando che i sopralluoghi dei tecnici comunali avevano accertato la presenza di acqua negli scantinati dell’isolato 339, con vistose fessure nelle murature perimetrali “che comportano un progressivo deterioramento delle caratteristiche dei materiali costituenti le strutture portanti dell’edificio“, evidenziava che di tali circostanze erano responsabili i
proprietari.

Una battaglia legale, fatta di ricorsi al Tar, consulenze e , nonostante le ragioni riconosciute dal Tribunale Amministrativo ai ricorrenti, mancate esecuzioni di lavori da parte del Comune, che si è conclusa nei giorni scorsi. Circa un quarto di secolo dopo l’avvio del primo ricorso, con la sentenza n.1046, il Tribunale ha condannato il Comune di Messina “alla esecuzione delle opere disposte già dal Tribunale con provvedimento di urgenza e con le successive perizie tecniche d’ufficio, ed a risarcire tutte le parti per un importo di circa 460.122,00 oltre alle spese legali di circa euro 46.000 oltre iva e c.p.a e spese generali.

Inoltre, il Tribunale ha disposto la trasmissione della sentenza alla Procura, comprese le relazioni dei consulenti. Potrebbero esserci risvolti penali in una causa civile che si trascina da quasi 25 anni.

I ricorrenti sono stati assistiti dall’avvocato Alessia Giorgianni.

Patrizia Vita

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