Il nuovo business di Barcellona è il falso incidente stradale. La Procura indaga 120 persone. Molti medici e avvocati

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falsi incidentiSono 120 gli indagati nell’inchiesta avviata dalla Procura di Barcellona su falsi sinistri, mirati a truffare le agenzie assicurative. Un’inchiesta scattata proprio perchè troppi erano gli incidenti con risarcimenti di migliaia di euro. Tanti da determinare un esborso di parecchi milioni di euro da parte delle compagnie. Basti pensare che solo nel 2009 i risarcimenti hanno toccato quota 35 milioni.
L’inchiesta, coordinata dai sostituti procuratori Giorgio Nicola e Fabio Sozio, indagini affidate ai carabinieri, ha stabilito l’esistenza di una vera e propria associazione, composta, tra gli altri, anche da medici, avvocati e periti assicurativi, attraverso le cui complicità sarebbero state inscenati incidenti in cui le persone coinvolte avrebbero riportato gravi lesioni. Tra le 120 persone iscritte sul registro degli indagati, a parte il gran numero di false “persone offese”, anche il titolare di una carrozzeria, 12 avvocati e 14 tra medici e periti liquidatori.
A fare scoppiare lo scandalo le rivelazioni di un investigatore privato, Gaetano Tamburello. Un detective assunto dalle compagnie assicurative, insospettite, per spulciare tra le carte degli incidenti stradali. L’esito del suo rapporto è stato determinante per l’avvio dell’inchiesta. Tutti i sinistri erano falsi ed avevano un denominatore comune: dietro le denucne c’erano sempre gli stessi nomi di avvocati. Di più, stranamente, gli “incidentati”, a ruota, erano i sempre i componenti di una trentina di famiglie, alcune strettamente vicine alla mafia del Longano.
E nel gruppo dei 120 ci sono anche nomi di spicco nelle consorterie criminali. Come quello di Vito Carmelo Foti, o di persone molto vicine a Carmelo Mazza, ucciso nel 2010,luogotenente del boss Carmelo D’Amico.
Successive indagini hanno accertato che ci sono stati casi in cui una sola persona ha denunciato anche 19 sinistri in due anni.
Un fascicolo è arrivato sulle scrivanie della Procura di Reggio Calabria, competente per territorio, vista la presenza, tra gli indagati, di Antonino Casdia: avvocato e giudice onorario del Tribunale di Patti.

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