Barcellona. Pretendono giustizia e sono stanchi di aspettare. Protesta di lavoratori e cittadini contro i “fumi” delle fabbriche

Pubblicato il alle

4' min di lettura

raffineria1Con gli occhi lucidi chiedono giustizia, ma ad oggi gli è stata negata. Sono gli ex dipendenti della Raffineria e di altre fabbriche dell’indotto che hanno protestato, stamani, davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Hanno patologie gravi secondo loro legate al contatto con l’amianto e altri inquinanti. Sono oltre duecento, affetti da tali patologie, tutti difesi dall’avvocato Maria Calderone. Oggi hanno espresso la loro rabbia davanti al tribunale della città del Longano, per la lentezza della giustizia e perché secondo loro non sarebbero stati presi in considerazione dei documenti fondamentali che inchioderebbero le aziende alle loro responsabilità. Con loro hanno protestato anche diverse decine di cittadini di Milazzo e il presidente della commissione Ambiente del Comune mamertino, Giuseppe Marano. Amareggiato Giovanni Billa, esponente del comitato dei lavoratori, afferma: «Molti di noi lottano ogni giorno contro malattie gravi causate proprio dal contatto con l’amianto o altri inquinanti, e dobbiamo soffrire ancora di più perché i giudici non vogliono prendere in considerazione le istanze presentate dal nostro avvocato, Maria Calderone. Pretendiamo che siano analizzati i documenti sanitari forniti in corso di causa e nel contraddittorio e che sono stati messi da parte dal tribunale. Ci chiediamo perché non siano stati ammessi come prova gli accertamenti di Contarp e Inail che attestano le esposizioni all’amianto oltre le 100 fibre. Vorremmo sapere poi perché non è stata chiesta nessuna indagine ad Arpa, Comune, Provincia o Regione. Infine, vorremmo cambiare i Ctu nominati dalla procura di Barcellona, che hanno cambiato nella forma e nella sostanza il quesito dei giudici non valutando alcune richieste e non mettendole nelle loro relazioni. Non hanno fatto su noi lavoratori esami clinici specifici e appropriati e non hanno inserito nella documentazione quanto previsto nei progetti “Who Euro Ecet Rome” e “Sentieri” dell’organizzazione mondiale della Sanità. Questi ultimi, infatti, confermano il nesso causale tra malattie e inquinamento nei territori dove sono presenti i siti delle raffinerie siciliane di Siracusa, Gela e Milazzo. Il progetto “Sentieri” è stato già applicato all’Ilva di Taranto e ci chiediamo perché non possa essere applicato qui. I Ctu sono stati da noi denunciati e il nostro avvocato ha dovuto perdere altro tempo facendo appelli, in tempi brevissimi, per presentare osservazioni critiche e far eliminare le perizie non rispondenti al vero». «Abbiamo fatto anche – conclude Billa – una richiesta a Strasburgo, per condannare l’Italia per i tempi del processo, perché sono già passati troppi anni senza avere giustizia». D’accordo Giuseppe Marano che spiega: «I lavoratori stanno denunciando la mancata presa visione da parte dei magistrati di documenti scientifici realizzati appositamente per i petrolchimici, senza i quali parte delle loro motivazioni non può essere accolta». «Siamo qui anche con i cittadini però — prosegue Marano — perché gli effetti dell’inquinamento riguardano tutti. Riteniamo incredibile che negli ultimi 20 anni siano state rilasciate tutte le autorizzazione integrate ambientali alla Raffineria di Milazzo senza che il comune mamertino, quello vicino di San Filippo e la Provincia di Messina abbiano fatto nulla». «Visto questo stato di cose – prosegue  Marano –, noi ora chiediamo che venga rivalutata la valutazione integrata ambientale per la Raffineria. Non vogliamo che si perdano posti di lavoro, ma pretendiamo che siano prese le opportune misure di sicurezza per rispettare ambiente e salute dei cittadini. Nei prossimi giorni con la mia associazione presenterò denunce contro le omissioni delle istituzioni locali e ho saputo che l’avvocato Calderone ha presentato denunce anche alla Procura Antimafia per l’inerzia degli organi giudiziari preposti».

Gianluca Rossellini

(91)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.