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Taormina Arte, una storia che vogliono cancellare

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taorminateatroTaormina Arte, da oltre trent’anni sinonimo di musica, teatro, danza, è il festival più importante della Sicilia e da molti considerato in Italia secondo solo alla Mostra del Cinema di Venezia. Ecco perché è inaccettabile che a dispetto della sua gloriosa storia rischi di scomparire per i tagli indiscriminati (sfiorano addirittura il 90%) che condizionano pesantemente la programmazione.

“Questo diventerà il trono dell’arte”, sono le celebri, toccanti parole di Eduardo De Filippo durante la sua ultima apparizione pubblica proprio al Teatro Antico di Taormina nel 1984 (purtroppo però quella del grande drammaturgo napoletano potrebbe rivelarsi un’illusione a causa di una politica cieca e sconsiderata).

I lavoratori e i collaboratori di Taormina Arte, da parecchi mesi senza stipendi, continuano a svolgere coraggiosamente le proprie mansioni perché non si interrompano le iniziative già messe in cantiere e lo fanno non solo per ottenere, legittimamente, le proprie spettanze economiche ma soprattutto affinché il festival abbia un futuro (nel segno del suo prestigioso passato). Ciò che chiedono è la trasformazione di Taormina Arte in fondazione per potere intercettare anche i fondi europei cosicché il Teatro Antico possa ospitare ancora spettacoli di pregio e di forte richiamo per attrarre sempre più turisti in uno dei luoghi più famosi e suggestivi del mondo.

Una rassegna irrinunciabile che è un’istituzione culturale da tutelare, un patrimonio che appartiene a tutti i siciliani, un vanto per la nostra terra umiliata per decenni da amministrazioni vergognose i cui sconsolanti retroscena, tristi siparietti, trame oscure ed epiloghi giudiziari, sono ben noti.

Da addetti ai lavori, da spettatori, da cittadini ancora fiduciosi, l’augurio è che nel “libro nero” di un’isola in disfatta non venga aggiunto un nuovo capitolo in cui si intravedano le lettere amaramente sbiadite di “Taormina Arte”.

 

Giampiero Cicciò

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