Province siciliane accorpate nel dissesto: l’ipotesi di salvezza per le 9 dell’isola

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Cosa succederebbe se le nove province siciliane, all’unisono, dichiarassero il dissesto? Se lo chiedono i rispettivi commissari prefettizi, insieme alla Regione, in particolare all’assessore delle Autonomie locali, Ettore Leotta, dopo essersi riuniti a Palermo, la scorsa settimana. “Dobbiamo capire – afferma Filippo Romano, commissario della Provincia di Messina – se siamo in dissesto e se si tratta di un dissesto anomalo. Se è così, dobbiamo dichiararlo tutti insieme. A quel punto la Regione si presenterà a Roma, battendo i pugni sul tavolo”.

Romano ha parlato stamani ai dipendenti di Palazzo dei Leoni che a centinaia – sono 970 in tutto – hanno gremito il salone degli Specchi. Riuniti in assemblea, aspettano di conoscere il proprio futuro. Il commissario ha manifestato la propria contrarietà, lui che è dipendente della Prefettura, dello Stato, proprio verso la “normativa nazionale”. Non contro quella regionale: “La riforma verrà approvata”, ha assicurato. Proprio da questa contrarietà nei confronti della legge Delrio e dell’ultima legge di stabilità, nasce la decisione delle nove province. Il prossimo appuntamento è tra un mese circa: “Chiuderemo entro il 31 luglio”.

A rischio ci sono servizi essenziali come la manutenzione delle scuole, delle strade, la tutela dell’ambiente, il trasporto e l’assistenza dei disabili. Così come gli stipendi di migliaia di lavoratori in tutta la Sicilia: “Il problema economico-finanziario attuale nasce dall’equivoco secondo cui le Province sarebbero enti inutili – ha detto Romano – e i meccanismi legislativi elaborati a livello nazionale rischiano di creare problemi. La legge Delrio ne affida la gestione ai Comuni. Il problema è che bisogna smagrirle. Così, rimangono le funzioni principali (strade, scuole, ambiente) mentre le altre devono passare alle Regioni che, tranne alcuni casi, non hanno legiferato in proposito”.

Poco apprezzata, la legge di stabilità che prescrive la riduzione del personale del 50%. “Personale che non può essere assorbito dalla Regione, non in Sicilia, né dai Comuni in predissesto”. Parallelamente, nell’anno in corso, lo Stato effettuerà dagli enti intermedi un prelievo di un miliardo di euro da destinare al fondo nazionale di solidarietà: “Saranno due miliardi nel 2016 e tre nel 2017 – ha proseguito il vice prefetto – a Messina, il prelievo sarà di 8,5 milioni nel 2015”. Numeri frutto di un errore, secondo Romano, il quale ha ricordato come, dopo che i conferimenti sono diminuiti, negli ultimi quattro anni, da 30 milioni a 900mila euro, a palazzo dei Leoni, nel 2014, sia stato approvato un bilancio da 60 milioni, di cui 12 di fondi regionali ed europei vincolati. In precedenza era di 90 milioni.

“Lo Stato – ha proseguito Romano – prevede di tagliare il 30% di quanto attualmente destina alle Province, contando di scendere in tre anni da 9 a 6 miliardi. Il punto è che la misura si basa sul rendiconto generale dello Stato di tre anni prima. Ora, infatti, il finanziamento è già di 6 miliardi. Se continua così, nel 2017, la Provincia di Messina avrà un bilancio da 35 milioni, con un costo del personale di 38”.

Proprio contro l’ultima legge di stabilità, quella che prevede questa rigorosa dieta dimagrante, la Regione Siciliana ha presentato ricorso dinanzi alla Consulta: “Se non fosse per gli 8,5 milioni – ha ammesso – chiuderemmo tranquillamente il bilancio 2015. Domani ci sarà una riunione tra i sindacati e la Ragioneria per avere un quadro preciso. Gli stipendi sono comunque al sicuro, in banca abbiamo 30 milioni, sebbene solo 10 disponibili al momento”. “Prima vengono gli stipendi, poi i servizi come il trasporto disabili”.

Ma cosa accadrebbe in caso di dissesto? “Se lo siamo o meno dipende dalle norme statali. Noi siamo in regola con tutti i parametri sul personale. Abbiamo 970 dipendenti, precari inclusi, su una pianta organica di 1.400. Nel 2016 ce ne saranno 100 in meno. Anche in passato ci sono state gestioni corrette sotto il profilo finanziario. Andremo in dissesto per la legge di stabilità nazionale che impone la riduzione del personale del 50%. Non dico che lo dichiareremo di certo ma, se avverrà, sarà subito, per creare il caso, aprire il contenzioso. Sarebbe un dissesto guidato dalla Regione, concordato, gestito e pre gestito. Servirebbe a salvare la situazione, malgrado possa costituire una macchia”.

Romano garantisce in ogni caso a tutti i dipendenti l’accompagnamento alla pensione. Quello che mancherebbero, semmai, sarebbero i mille stipendi pubblici che alimentano il mercato cittadino: “Il futuro dell’economia legata alla Provincia è già in dissesto”. “Combatteremo fino alla fine per la salvaguardia dell’ente e dei suoi dipendenti”, ha concluso, elencando le modifiche legislative avanzate dall’Upi per evitare il tracollo: “Approvazione del solo bilancio 2015, senza il pluriennale; cancellazione delle sanzioni del patto di stabilità, in quanto impossibile da non violare; utilizzo straordinario delle risorse provenienti dalla rinegoziazione dei mutui; utilizzo straordinario dell’avanzo di amministrazione”.

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