Armando Di Maria

La relazione di Di Maria. Il commissario nomina un legale e chiede l’audizione in procura

Pubblicato il alle

7' min di lettura

Armando Di MariaIl commissario della Messinambiente Armando Di Maria ha consegnato la relazione all’amministrazione comunale sulle accuse che sono state mosse contro la società. Reso noto pure il documento del Collegio dei revisori. 

Ecco come si difende Di Maria:

“In relazione all’’interesse manifestato dall’’opinione pubblica sulle vicende relative alla mancata approvazione del Bilancio della società Messina Ambiente s.p.a. in liquidazione –a prescindere dalle iniziative intraprese e da intraprendere nelle sede opportune, ritengo necessario portare a conoscenza alla cittadinanza alcuni dati obiettivi che sono certo contribuiranno a fare chiarezza sulla vicenda.

In primo luogo, sorprende non poco che i rappresentanti del Comune di Messina, proprietario del 99% della società, scegliendo, in antitesi con una prassi generale e statutariamente consolidata in ambito societario, una forma sensazionale di dissenso, non abbiano manifestato la loro perplessità in ordine alla regolarità del bilancio, nel corso dei numerosi incontri avuti prima dell’’assemblea del 04/02/2014; né abbiano denunziato alcuna presunta irregolarità ai soggetti preposti istituzionalmente al controllo contabile e di legalità
– Collegio Sindacale e Società di Revisione – che se pur formulando diversi rilievi, avevano espresso il primo parere favorevole all’’approvazione dei bilanci e il secondo rilasciata la
certificazione attestante la veridicità e la correttezza della situazioni patrimoniali e finanziarie e dei risultati economici della società.
Nel merito, credo sia opportuno distinguere le osservazioni formulate in sede di assemblea a sostegno del voto sfavorevole in ordine all’’approvazione del bilancio dalle osservazioni, in relazione alla gestione della società, rese impropriamente pubbliche.
Quanto alle prime, il Comune di Messina ha espresso il voto contrario all’’approvazione del bilancio, in quanto
a) Non si è definito il contenzioso con l’’ATO ME3, circostanza dalla quale potrebbero rilevarsi ingenti differenze nei risultati di esercizio
b) Non è stata redatta una perizia o piano industriale per la gestione dei rifiuti e smaltimento sino alla data della messa in liquidazione
Il primo rilievo ( mancata definizione del contenzioso con l’’ATO ), a parere di chi scrive, appare ultronea rispetto alla mancata approvazione del bilancio. Sul punto, va detto che il predetto contenzioso era già esistente negli anni 2009 – 2010 e di esso vi era traccia nei bilanci già approvati dall’’assemblea dei soci ed il Comune di
Messina ne era a conoscenza. L’’argomento, illustrato in tutte le relazioni accompagnatorie ai bilanci, è stato inserito all’’ordine del giorno di numerose assemblee dal 2011 al 2013.
Per altro, la volontà espressa dal Comune di definire in via transattiva la vicenda è stata fatta propria dalla società che, come risulta inequivocabilmente sulla base della documentazione esistente, ha sollecitato più volte, in tutte le forme possibili, la definizione del
contenzioso con l’’ATO 3ME.
In tale contesto, essendo a tutt’’oggi la società creditrice di ATO per i servizi resi, tale dato obiettivo non poteva non essere rappresentato in bilancio. In altri termini, la mancata definizione del contenzioso non può essere addebitato alla società che, del resto, non poteva
percorrere altra strada che quella di indicare l’esistenza del credito vantato al 31.12.11 ed al 31.12.12, pur accantonando un relativo fondo svalutazione crediti.
In relazione alle eventuali differenze che potranno emergere sul risultato del bilancio a seguito dell’’eventuale definizione del contenzioso, esse non incidono sulla legittimità del
credito vantato dalla società che potrà subire variazioni, solo a seguito di una definizione giudiziale o stragiudiziale della questione, anche secondo le indicazioni del Comune di Messina.
In relazione al secondo rilievo (mancanza di una perizia o redazione di un piano industriale per la gestione dei rifiuti e smaltimento fino alla messa in liquidazione), lo stesso appare incomprensibile, in quanto un’’osservazione del genere, formulata in occasione dell’’approvazione dei bilanci per gli esercizi 2011 e 2012 appare quanto meno anacronistica.
In relazione alle osservazioni formulate sulla gestione della società, con particolare riferimento al costo del personale, definito eccessivo, non se ne comprende il significato, se non nell’’ottica di creare discredito, ignorando il sacrificio fatto quotidianamente da tutti.
Infatti, il numero dei dipendenti ( 528 unità, compresi 30 invalidi e 50 “ non idonei “ a mansioni operative che sono gli stessi o quasi delle precedenti gestioni definiti anche sul piano sindacale per garantire i livelli occupazionali) è congruo rispetto ai servizi svolti in
relazione alla modulazione attuale dei servizi e le retribuzioni sono determinate dal CCNL Fise Assoambiente.
In relazione agli straordinari, inoltre, si precisa che da settembre 2011 il servizio di raccolta e spazzamento viene effettuato esclusivamente negli ordinari orari di lavoro, senza far ausilio di ore di straordinario. Le eventuali ore in eccesso vengono considerate come compensative o banca ore. Le uniche ore di straordinario autorizzate dall’azienda riguardano i servizi di lavaggio automezzi e manutenzione specializzata per il ripristino delle attrezzature
dei compattatori. Detti lavori rivestono carattere di urgenza per evitare blocchi ai vari servizi che potrebbero causare l’’insorgere di emergenze igenico-sanitarie In ordine alla soccombenza nei giudizi con i lavoratori, non si comprende quali iniziative avrebbe dovuto assumere il liquidatore – se non quella di riportare a bilancio maggior costi – in relazione alle sentenze emesse dal Tribunale del lavoro per controversie sorte alcuni anni prima.
Per altro, dopo la soccombenza in alcuni giudizi intentati dai lavoratori, la società, dopo un’’attenta e scrupolosa analisi con il legale che ha curato il contenzioso, al solo fine di evitare ulteriori costi ha ritenuto di transigere con i lavoratori attraverso riassunzioni e riduzione
ovvero azzeramento delle mensilità arretrate e della relativa contribuzione.
In relazione alla presunta esistenza di un elevato contenzioso con i fornitori e delle relative spese legali, si segnala che lo stesso, per altro obiettivamente modesto, è dovuto esclusivamente dall’’omesso o ritardato pagamento da parte del Comune o dell’’ATO 3 in
relazione alle prestazioni eseguite dalla Società.

Per altro, le spese legali sono derivanti dalla
necessità di difendersi nei giudizi civili, penali e tributari avviati negli anni precedenti e che sono state concordate con i legali incaricati onorari al di sotto delle tariffe professionali
Infine, da parte dell’Amministrazione comunale, si contesta la gestione degli acquisti non conforme alle procedure di evidenza pubblica.
Sul punto, la società ha agito sulla base di un parere legale assunto in data 5.10.10, adottando comunque una procedura mirata alla costante verifica e controllo dei prezzi applicati. Del resto, a seguito di una richiesta da parte dell’AVCP la società, sempre sulla base
del già citato parere legale, ha evidenziato la regolarità della procedura adottata senza ricevere alcuna contestazione ovvero osservazione.
In relazione a quanto sopra, è stato conferito incarico all’’Avvocato Carlo Autru Ryolo per tutelare l’’immagine e le ragioni della società e dello scrivente nelle sedi a ciò deputate”.

(65)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.