Il giudice Di Matteo esorta i giovani di una città non più “babba”

Pubblicato il alle

3' min di lettura

Sotto l’etichetta di “città babba”, Messina ha costruito un muro di gomma che per decenni ha permesso alla mafia di attecchire e soffocare un territorio complesso e problematico come quello peloritano. Un cancro invisibile che, in modo lento ma inesorabile, si è impadronito anche della nostra terra.  Di mafia, si è tornati a parlare questa mattina, durante la cerimonia organizzata per il conferimento della cittadinanza onoraria al magistrato Nino Di Matteo. Un gesto semplice ma denso di significato, fortemente voluto dall’amministrazione cittadina. Il sindaco Accorinti e il presidente del Consiglio comunale Barrile, non hanno nascosto l’emozione nel consegnare al magistrato palermitano la pergamena che, da oggi in poi, attesterà un legame ancora più stretto con l’intera comunità messinese. Tutto questo è avvenuto all’interno del Quartiere fieristico, luogo che più di ogni altro simboleggia le grandi potenzialità della città che non si riescono a sfruttare.

Numerosi gli interventi che hanno preceduto la nomina di Di Matteo a cittadino onorario di Messina. I rappresentanti delle istituzioni locali e regionali hanno sottolineato l’importanza dell’evento, esaltando le qualità umane e professionali del giudice palermitano, simbolo delle indagini sulla ormai celebre trattava stato – mafia.

Salito sul palco, Di Matteo si è rivolto principalmente  ai più giovani, agli studenti delle numerose scuole presenti. “Ragazzi non mollate, non rassegnatevi davanti alle difficoltà. Siete chiamati a portare avanti una rivoluzione culturale appena iniziata, serve coraggio e voglia di conoscere la verità. Solo così si può veramente sconfiggere la mafia, solo così si può combattere l’indifferenza”. Il lungo applauso e gli incessanti cori che hanno accompagnato le parole del magistrato, valgono più di mille parole. Messina si è dimostrata pronta a iniziare un nuovo percorso che porti alla rinascita di una città martoriata insieme a una regione mortificata da decenni di sangue e corruzione. “Occorre che la politica riacquisti un ruolo – spiega Di Matteo – per anni abbiamo combattuto la crudeltà di una mafia prettamente militare. Oggi bisogna sconfiggere una mafia più intelligente, sorretta da un legame diretto con la società. Una guerra che non devono combattere solo i giudici, ma tutti i cittadini”.

Questo dev’essere solo l’inizio, la vera sfida è mantenere il cambiamento nel quotidiano. Messina deve lasciare lo stato di dormiveglia in cui è piombata da anni e risvegliarsi. Solo così si può onorare e supportare un giudice che opera ogni giorno come servitore di uno Stato onesto e trasparente.

Andrea Castorina

 

(473)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.