Da negoziante a maestro del ferro: la storia dell’artista Fabio Pilato

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A volte si nasce consapevoli di essere artisti altre volte, invece, il dono per l’arte arriva quando meno te lo aspetti. È proprio questo il caso del messinese Fabio Pilato che con le sculture di ferro rende immortali le splendide creature del Mar Mediterraneo. Abbiamo fatto una chiacchierata con Fabio e ci ha raccontato l’incredibile storia che lo ha trasformato da negoziante ad artista riconosciuto a livello internazionale.

«La mia passione per la scultura – spiega Fabio Pilato – nasce da un’immensa delusione: tempo fa ho scoperto di essere malato di cancro. La chemioterapia e tutti i veleni che avevo in corpo non mi permettevano di dormire e perciò, di notte, scendevo in spiaggia. Trovavo la pace solamente andando in barca. Passavo notti intere così, per poi rientrare all’alba. Mi è capitato di imbattermi su alcuni pesci morti lasciati dai pescatori e ho sentito l’impulso di volerli riportare in vita».

Privo di qualunque conoscenza sulla scultura, nel 2006 Fabio realizza la sua prima opera. Grazie ad alcuni corsi di formazione presso l’Associazione Fabbri d’Arte  e l’inarrestabile passione che lo caratterizza, col tempo Fabio è diventato un vero maestro della forgiatura.

«Nessuno in famiglia – continua l’artista del ferro – aveva alcuna formazione sulla forgiatura, perciò non avevo le nozioni e le tecniche giuste all’inizio. Naturalmente, i miei primi lavori erano brutti, ma ho continuato, come se dovessi soddisfare un bisogno e sono andato sempre a migliorare, portando avanti un mestiere che sta per estinguersi del tutto».

Negli anni Fabio Pilato è diventato protagonista di alcuni importanti concorsi e competizioni. Tra i riconoscimenti ricevuti può vantare il primo posto tra i 60 artisti partecipanti nella Competizione Europea di Fabbri D’Arte, svoltasi a San Marco D’Alunzio nel 2011 e la partecipazione al Campionato del mondo biennale del 2011 ad Arezzo, per il quale ha realizzato l’opera Dal Dito Opposto alla Mano Bionica. La scultura ebbe un enorme successo, tanto da meritarsi un posto sulla nota rivista belga Hephaistos.

«Il mio obiettivo finale è quello di creare un Museo del Mare, un luogo che possa ospitare gratuitamente il mio omaggio al mare. Purtroppo il Comune di Messina è troppo impegnato con l’Amministrazione odierna per aiutarmi. Per un anno intero le mie opere sono state ospitate a Palazzo Zanca, ma allo scadere dei 365 giorni sono stato obbligato a rimuoverle. Pare che non interessi a nessuno il fatto che un uomo sta buttando via gli ultimi anni della sua vita per creare qualcosa che rappresenta il nostro legame intimo con il mare».

Uno dei messaggi più importanti che l’artista del Ferro cerca di divulgare è quello di riuscire a guardarsi dentro, ascoltare se stessi, per conoscere davvero i nostri talenti.

«Non basta essere vivi per vivere una vita, – conclude Fabio –  molta gente muore senza sapere cosa sa fare».

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